Ciao a tutti!
Ho recentemente recuperato la seconda stagione di Genius che, non vi nascondo, attendevo con non poca trepidazione.
Purtroppo, le mie aspettative erano troppo alte.
Genius è una serie TV del National Geographic che, in ogni stagione, racconta la storia di un genio di qualunque campo (arte, scienza, letteratura…).
Ci tengo ad informarvi che è stata rinnovata per una terza stagione che si concentrerà su Mary Shelley, l’autrice di Frankenstein per dirne uno. Spero che almeno in quel caso le mie aspettative non verranno disattese.
Dunque, di cosa parlava questa stagione e perché mi ha delusa?
La stagione questa volta si concentrava sulla figura di Picasso (Antonio Banderas/Alex Rich) – che già di mio trovavo meno interessante di quella di Einstein della prima stagione – ma mi aspettavo che, come per il brillante fisico, svelassero l’uomo dietro al genio, parlando dell’uomo e del genio.
Invece, mi sono trovata davanti ad una serie in cui, tolta la prima puntata e le schermaglie (rare) con Matisse (, del “genio” di Picasso non si parla quasi mai.
L’argomento principale della serie sono le innumerevoli donne che Pablo Picasso ha avuto e il modo in cui ha rovinato – volente o meno – la loro vita.
In che senso?
La prima puntata mi aveva piacevolmente colpita, essendo la puntata sul Guernica da una parte e sulle origini di Picasso l’artista dall’altra (vi ricordo che la serie è strutturata su due filoni narrativi, un “presente” – quello del Guernica in questo caso – e flashback del passato).
Dal secondo episodio, la storia si concentra sulla liaison tra Picasso e la giovane Françoise Gilot (Clémence Poésy), diventando un susseguirsi di tradimenti, scenate di Dora (Samantha Colley), strategemmi di Picasso per avere un piede in tredicimila staffe conquistando prima una donna e poi pure l’altra, convivendo e avendo figli con chiunque senza preoccuparsene mai…
Quello che mi sono trovata davanti è l’elogio di un ego distruttivo che ha rovinato la vita di chiunque osasse avvicinarsi sentimentalmente a lui, che ha portato ad una vita solitaria benché piena di persone – la scena della morte dell’artista è probabilmente l’esempio più esplicativo – .
In tutta sincerità, non trovo altro da dire.
Dal punto di vista tecnico, National Geographic è stato come sempre ottimo: splendida fotografia, ottima regia, buona sceneggiatura – nonostante il soggetto, è tutto scritto molto bene -, bravi attori… Su questo fronte, la serie è intoccabile.
Riassumendo, in poche parole, consiglio questa stagione solo a chi, amante di Picasso, volesse vederne una biografia.
Se, invece, vi aspettate che, come con la prima stagione, vi venga mostrato uno spiraglio di luce che possa aprirvi le porte di questa corrente artistica, di questo mondo… Be’, saltate la stagione.
A presto!
IL CAPPUCCINO 