Élite – Carlos Montero, Darío Madrona ~ ☕

Buondì!

Come va la vita?

Dunque, la recensione di oggi riguarderà una serie rilasciata da Netflix lo scorso 5 ottobre: Élite (ÉLIT∃).

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Ho visto questa serie non tanto perché mi incuriosisse quanto per prendermi una pausa da un’altra che mi sta assorbendo un po’ troppo (spero presto di parlarvene). Dato che Netflix me la consigliava costantemente e che tra gli attori figurava Jaime Lorente (Denver in La casa di carta), ho deciso di iniziarla.
Dopo aver visto il pilot, a dir poco non convincente, ho deciso di finirla solo per due motivi: vedere se sarebbe effettivamente andata a parare da qualche parte e potervene parlare in modo esaustivo per convincervi a non vederla.

Permetto che, se questa serie non avesse toccato temi particolari come femminismo, religione e AIDS parlandone superficialmente, avrei dato ad Élite anche tre tazzine, sarebbe stata un semplice teen-drama (o teen-telenovela se esiste questo termine) come tanti altri.

Ma bando alle ciance e partiamo dall’inesistente trama!

Una scuola di periferia crolla a causa di errori di costruzione, pertanto gli studenti vengono “sfollati” in altre scuole. Samuel (Itzan Escamilla), Nadia (Mina El Hammani) e Christian (Miguel Herrán) sono i tre fortunati a ottenere una borsa di studio per il prestigioso istituto Las Encinas, scuola che “forma i leader del futuro” e che loro mai avrebbero potuto permettersi senza una borsa di studio – infatti, Las Encinas è quella che potremmo definire dispregiativamente come “una scuola per ricconi” -.

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Questo trasferimento è solo l’inizio della fine. L’anno scolastico infatti si concluderà in tragedia: una studentessa morirà, uccisa.

La storia si dovrebbe svilluppare intorno agli interrogatori agli studenti condotti dalla polizia, espediente narrativo per mostrarci cosa fosse successo durante l’anno. Teoricamente, tu spettatore dovresti rimanere con la curiosità di scoprire chi sia stato a uccidere questa ragazza, i “flashback” dovrebbero portarti a sospettare di una persona piuttosto che di un’altra, ogni episodio dovrebbe finire con un colpo di scena (di solito una frase o una domanda della poliziotta o dell’interrogato), ma in realtà ti dimentichi proprio dell’omicidio (tranne nei due minuti iniziali e finali in cui compare l’interrogatorio), non sospetti di nessuno (ed in effetti, conoscendo il finale, sospettare del vero assassino era quasi impossibile) ed infine i colpi di scena non colpiscono.

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Che senso ha mettere frasi che dovrebbero essere ad effetto, musiche ed inquadrature che dovrebbero creare la suspense quando il risultato finale è che lo spettatore “se ne sbatte” di chi ha ucciso ‘sta tizia?!
Ah, e comunque, quando viene svelato chi sia l’assassino e come abbia ucciso la sua vittima si rimane piuttosto delusi… Diciamo che la banalità è di casa anche in questo.

Inoltre, giusto per concludere sui problemi di trama, il finale di stagione è aperto. In teoria (scusate se abbondo di questa parola, ma qui la teoria e la realtà vivono proprio in universi diversi), il finale sarebbe un “plot twist” perché l’assassino è ancora a piede libero ma qualcuno che conosce la sua identità ha deciso di muoversi per trovare prove per incastrarlo. Inoltre, ti lasciano con una scena che, di nuovo, teoricamente dovrebbe creare suspense e farti aspettare con ansia la prossima stagione.
In pratica, a me la voglia di un’altra stagione non è venuta neanche per sbaglio.

Ma passiamo ora ai personaggi, aka gli stereotipi viventi.

  • Marina (María Pedraza)elite-recensione-e-trama-724x407.pngSorella di Guzmán, figlia del ricco costruttore che costruì la scuola di Samuel, Nadia e Christian, affetta da una particolare condizione che non vi spoilero, è la tipica ragazza ricca con un debole per “i casi persi”, che vuole fare la ribelle a tutti i costi senza esserlo veramente (per citare la serie, “la tipica ragazza che si mette lo smalto nero per fare la ribelle”), che fa discorsi tutt’altro che originali su quanto sia ingiusto che i ricchi facciano come gli pare, su quanto pessimo e corrotto sia suo padre e bla bla bla. Il tutto condito da grande incoerenza, ipocrisia e doppiogiochismo che dovremmo scusare perché lei è solo un’adolescente che cerca di fare la cosa giusta..
  • Nadia (Mina El Hammani)nadiaUna dei tre borsisti, musulmana, è probabilmente uno dei personaggi migliori, con uno spessore, una tridimensionalità, che riesce a sfuggire alla maggior parte degli stereotipi (diciamo che lo stereotipo maggiore che è stato legato a questo personaggio è quello di ridurre una religione come l’Islam a “non faccio sesso” e la “problematica dell’hijab”, accompagnata da frasi tipo “Ma sul serio ti fai imporre quel foulard? Ma che donna sei?” e simili… Meglio che non entriamo nel merito che ho solo insulti per come hanno trattato sia la religione che il femminismo).
  • Samuel (Itzan Escamilla)samuelAltro borsista, fratello di Nano, innamorato perso di Marina fin dal primissimo giorno, non è male come personaggio. È un po’ il classico protagonista di queste serie: timido, umile, con sani principi, che non si sente parte né del mondo in cui si è trovato a Las Encinas né di quello in cui vive normalmente, che fa di tutto per le persone che ama fino ad intaccare i suoi principi, compiendo azioni drastiche che lo porteranno a percorrere una strada pericolosa.
  • Christian (Miguel Herrán)christianUltimo borsista, miglior amico di Nano, è un bellimbusto che sa usare il suo corpo per divertirsi ed inserirsi nel mondo di Las Encinas, mondo che altrimenti gli sarebbe rimasto precluso e in cui lui desidera ardentemente entrare, costi quel che costi.
    È un personaggio che rimane indifferente per la maggior parte del tempo, che non ha una vera e propria evoluzione fino all’ultimo episodio, quando finalmente prende coscienza di come siano veramente le persone intorno a lui e si rende conto che forse compromettersi per loro non solo non vale la pena ma non è proprio giusto, neanche per la sua ballerina bussola morale.
  • Fernando “Nano” (Jaime Lorente)los-malotes-de-elite_gallery_aFratello maggiore di Samuel, è da poco uscito di prigione e, nonostante ciò, non fa che cacciarsi nei guai e reinserirsi nel mondo che gli ha rovinato la vita.
    Si presenta un po’ come il teppistello della situazione, il cattivo ragazzo dal cuore d’oro che agisce prima di pensare. Anche lui, come Samuel, tende a fare di tutto per chi ama e questo lo porterà a fare un passo più lungo della gamba che gli costerà caro.
  • Guzmán (Miguel Bernardeau)Elite-on-Netflix-guzman-1541363Fratello di Marina, iperprotettivo nei suoi confronti, è anch’egli uno stereotipo vivente: bel ragazzo amato dalla scuola, senza scrupoli, fidanzato con la popolare della scuola, finirà per innamorarsi di una “sfigata” e cambierà per lei.
    Nonostante lo stereotipo, è un personaggio abbastanza piacevole rispetto agli altri che trovo tutti (Nadia esclusa) abbastanza fastidiosi.
  • Carla (Ester Expósito) e Polo (Álvaro Rico)Shot_05_ESTER_ALVARO_Y_MIGUEL_154.CR2Questi due personaggi sono quelli che all’inizio mi hanno lasciato più perplessa.
    Infatti, per la maggior parte degli episodi, la loro storia è questo triangolo con Christian, in cui a volte Polo guarda e basta mentre Christian e Carla lo fanno, dicendo a Carla cosa fare, mentre altre volte partecipa al threesome, nato per risollevare la storia tra Carla e Polo ed evitare l’infedeltà.
    Verso la fine, vengono messe in luce anche le personalità di questi due personaggi. Carla è la classica ragazza ricca e viziata abituata a comandare tutti e ottenere sempre ciò che vuole, priva di qualunque scrupolo, in grado di compiere qualunque azione.
    Polo è il suo cagnolino, diciamo così. Fa tutto ciò che Carla vuole senza problemi, la rincorre quando lei si allontana, vuole compiacerla sempre e via dicendo. Polo poi è un personaggio stereotipato anche per altre ragioni, ma non ve le illustrerò per lasciarvi il gusto di avere almeno una sorpresa (che poi sorpresa non è, ma vabbè).
  • Omar (Omar Ayuso)Elite_Ep02_270218_085.NEFOmar è uno dei personaggi più stereotipati, purtroppo.
    Ve lo descriverò usando solo tre parole che sono quelle che lo definiscono nella serie e che possono farvi immaginare gli stereotipi a lui associati.
    Spacciatore musulmano omosessuale.

Per concludere, la parte tecnica è forse l’unica cosa azzeccata (sorvolando su alcuni attori), ma non abbastanza da giustificare la visione di questa sagra dello stereotipo, del banale e, sinceramente, del brutto.

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2 thoughts on “Élite – Carlos Montero, Darío Madrona ~ ☕

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