Salve a tutti!
Sì, è passato un sacco di tempo da quando Netflix ha tirato fuori questa miniserie, ma è una delle ultime che ho visto e non potevo non parlarne.
Questa serie è semplicemente stupenda.
Stupenda. Mi è piaciuta tantissimo e adesso vi spiego perché.
1858. Grace Marks (Sarah Gadon) ha 31 anni, è irlandese ma vive in Canada e non vede il mondo esterno da 15 anni. È infatti in carcere dal 1843 con l’accusa di aver ucciso il padrone della casa in cui faceva la domestica, il Signor Kinnear (Paul Gross), e la governante Nancy Montgomery (Anna Paquin) con la complicità dello stalliere James McDermott (Kerr Logan). Che sia vero oppure no, non si è certi: l’unica testimonianza sono le parole dello stalliere, impiccato in quanto esecutore materiale dell’efferato omicidio. Ciononostante, il caso è ancora aperto per cercare di far uscire Grace dal carcere, ma non c’è modo di provare la sua innocenza. A interessarsi al caso arriva un dottore affascinato dalle nuove teorie psicoanalitiche, il dottor Simon Jordan (Edward Holcroft), che inizia dei colloqui con Grace per comprendere il suo passato e soprattutto la verità su quei terribili giorni, cercando di resistere alla fatale attrazione che la ragazza sembra esercitare su di lui…
Sì, da come l’ho scritto sembra una cosa un po’ dozzinale, ma vi assicuro che non è così. La serie è tratta dall’omonimo romanzo di Margaret Atwood (autrice anche di The Handmaid’s Tale, di cui trovate la recensione del pilot su questo blog) ed è fatta benissimo a livello tecnico. Nonostante gli episodi siano piuttosto lunghi e la storia si svolge su vari livelli temporali, in quanto procede principalmente per flashback, la narrazione non è né lenta né confusa e man mano che si va avanti diventa sempre più avvincente.
Personalmente ho adorato il Dr. Jordan – ha un fascino incredibile come personaggio ma soprattutto è quello in cui è
più facile immedesimarsi, è l’incarnazione del tentativo di trovare una spiegazione logica a qualcosa che sembra totalmente irrazionale. È un personaggio moderno che si fa amare facilmente e lo si capisce anche quando è in difficoltà per via di ciò che sembra provare per Grace (avvertenze: non c’è traccia di romanticismo, quindi se pensate che ci sia una storia d’amore in mezzo vi sbagliate di grosso… anche se io un po’ ci speravo in
ogni caso).
Grace… Grace è il personaggio. Sarah Gadon, l’attrice che la interpreta, è semplicemente bravissima. Grace è un personaggio talmente complesso che non so neanche da dove cominciare a
parlarvene. È complicata. Enigmatica. Sibillina. Le sue parole e i suoi pensieri sono sempre o quasi totalmente contrastanti e pian piano che la storia va avanti cominci a dubitare del fatto che lei sia davvero innocente, perché il punto di vista è il suo e lei è una narratrice assolutamente inaffidabile – in sintesi, cominci a pensare che non ci sia stato un momento in tutta la serie in cui lei abbia detto la verità.
Credo che la personalità di Grace e il modo in cui questo personaggio veramente esistito viene ritratto siano il punto di forza della miniserie, è ciò che da una parte la rende “rivoluzionaria”. Siamo abituati a personaggi che non mentono, che vengono messi a nudo, che siamo in grado di smascherare e a cui possiamo affidarci. Con Grace non si può. Ci si prova nelle prime puntate, lei sembra accompagnarci per mano, ma poi siamo noi a ritirarci impauriti quando realizziamo che forse non dovremmo fidarci.
Fidatemi di me: questa piccola perla di serie TV va davvero vista. Anche se per un po’ non riuscirete a togliervi dalla testa il sorriso enigmatico di questa moderna Monna Lisa che è Grace Marks.
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