Racconti di Pietroburgo – Nikolaj V. Gogol’ ~ ☕☕☕

Scopertinaalve a tutti!
Come va?
Certo che ne è passato di tempo dall’ultimo libro che ho recensito… che volete farci, per leggere serve tempo ed è difficile ritagliarne un po’ con tutti gli impegni universitari.
Parlando di università, proprio questo è stato il motivo che mi ha spinto a leggere i Racconti di Pietroburgo di Gogol’ (in pratica, dovevo farci un esame), anche se erano entrati nella mia reading list già un bel po’ di tempo fa.
È molto difficile parlare di questo libro perché, come dice il titolo, si tratta di una serie di racconti che seguono strade diverse e hanno giusto pochi tratti in comune, in particolare Pietroburgo e il grottesco.
Tutte le storie si svolgono infatti nella città adagiata sul delta della Neva e tutte hanno un che di grottesco – sia nella caratterizzazione dei personaggi che nelle vicende che accadono, le quali comprendono sempre qualche elemento “fantastico” (andiamo, da quando in qua un naso si mette a vagare da solo per la città?).


Parlare della trama dei singoli racconti sarebbe solo spoiler, data la brevità degli stessi, ma ci tengo a dirvi che si verificano situazioni assurde, come quella del racconto Il naso cui accennavo prima, o meglio ancora quelle narrate nel Diario di un pazzo (del resto, il titolo basta a far capire che succede di tutto), e si incontrano personaggi assai singolari, come il povero Akakij Akakievič Bašmačkin, protagonista de Il cappotto (o La mantella, a seconda dell’editore e della traduzione).
Il più complesso e “profondamente russo” dei racconti è sicuramente La Prospettiva Nevskij, in cui a dominare la scena è l’imponente strada (il prospekt, appunto) che costeggia il fiume pietroburghese e tutto il campionario di figure umane che ci passeggiano, a tutte le ore del giorno. Al centro abbiamo le vicende di Piskarëv, un artista squattrinato, e di Pirogov, un ufficiale parecchio presuntuoso. Di tutti i racconti, questo è quello che più porta il lettore dentro le magiche e surreali atmosfere di Pietroburgo.
È difficile dare un giudizio complessivo su questo libro perché non ha avuto – almeno, non su di me – lo stesso effetto di un Dostoevskij, ma allo stesso tempo è stata una lettura, nonostante fosse obbligata, molto piacevole per via della scorrevolezza dei racconti.
Insomma, se vi state avvicinando alla letteratura russa, quasi sicuramente questo non sarebbe il primo libro che vi consiglierei di leggere e non lo reputo neanche imperdibile, ma… ai posteri l’ardua sentenza.

Pennac

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