Perché i “buoni propositi per l’anno nuovo” non funzionano mai?

Salve a tutti e buon anno nuovo!

Siamo di nuovo a Gennaio, quel periodo dell’anno in cui tutto sembra nuovo e possibile, il magico mese in cui promettiamo a noi stessi che questo sarà l’anno in cui smetteremo di fumare e cominceremo ad andare in palestra, l’anno in cui ci divertiremo un mondo e viaggeremo tantissimo… il mese in cui, per farla breve, stiliamo la lista dei famigerati “buoni propositi”. la-lista-dei-buoni-propositi-psicologia-in-pillole-2

Proprio qualche giorno fa stavamo pensando ai “buoni propositi” formulati all’inizio dell’anno. Lì per lì non ne ricordavamo nemmeno uno, poi per fortuna abbiamo trovato le nostre liste cartacee (c’era da stupirsi se non ne avessimo fatta una, fissate come siamo con le liste). Ebbene, come c’era da aspettarsi, nessuno di quei propositi è mai andato oltre la solida realtà dell’inchiostro sulla pagina.

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Girovagando qua e là sul web e chiedendo ad amici e parenti abbiamo realizzato che non siamo le uniche. Pochissime persone ci hanno detto – o hanno scritto – di essere riusciti a rispettare i propri buoni propositi. E allora ci siamo chieste perché.

1. Diffidate di Giulietta

bf665f7326dec1befd343ef63441a480Mia cara Giulietta, il nome conta eccome. Finché continueremo a chiamarli propositi, tali rimarranno: cose che faremo quando ne avremo il tempo e la voglia, cioè presumibilmente mai. Se invece li chiamassimo… obiettivi? Obiettivi per il nuovo anno? Forse è più gratificante cercare di realizzare degli obiettivi che non delle vaghe intenzioni.

2. I dettagli contano

Queste liste infami hanno tutte lo stesso difetto: sono più vaghe delle profezie dell’Oracolo di Delfi. “Leggere di più”, okay, ma quanto di più? Una pagina in più? Due capitoli alla volta anziché uno solo?

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In un corso all’università in cui dovevo preparare un progetto ho scoperto che gli obiettivi possono definirsi tali (e non vaghe chimere alla forse, un giorno, prima o poi) quando possiedono delle caratteristiche molto precise. Ovvero: anziché scrivere “leggere di più”, forse è il caso di scrivere “leggere un libro al mese”.

Anche cominciare in piccolo può aiutare: anziché farsi proponimenti assurdi e irrealizzabili fin dall’inizio, meglio spezzettare il traguardo finale in tanti traguardi più piccoli: “smettere di fumare” può diventare, ad esempio, “fumare due sigarette a settimana” anziché dieci, e diminuire strada facendo.

3. With a little help… from my friends

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Un altro problema di questi maledetti buoni propositi è che ci fanno sentire immensamente soli di fronte alle sfide che ci poniamo.

Su una cosa, credo, siamo tutti d’accordo: cercare di fare qualcosa di difficile da soli è sì più gratificante, ma anche immensamente più faticoso. Coinvolgere amici, fratelli, genitori o chi volete nell’impresa la renderà più facile – vuoi per il senso di competizione che si crea, vuoi perché ci si sente meno soli e quindi più motivati e fiduciosi. Volete dimagrire? Iscrivetevi in palestra con vostro fratello. Volete leggere un libro al mese? Fondate un club del libro. Volete imparare una nuova lingua? Studiate con un amico.

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E sì, lo sappiamo che a parole sembra tutto facile, e l’obiettivo di questo post non è dare la ricetta perfetta per realizzare i propri sogni, però abbiamo pensato che sarebbe stato bello condividere esperienze e riflessioni in merito a questo argomento.

Quest’anno ci siamo poste degli obiettivi, e non una lista di “propositi”, in merito a questo blog e siamo determinate a lavorare per raggiungerli – insieme. Sarà un nuovo inizio per noi e per Il Cappuccino e… be’, speriamo che ci accompagnerete in questo viaggio!

E voi? Come vi sentite nei confronti dei buoni propositi? Avete trovato il metodo per realizzarli? Fatecelo sapere nei commenti!

Pennac & Pirandello

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