Eroi dell’Olimpo, Il figlio di Nettuno – Rick Riordan ~ ☕☕☕☕

copertinaBuooooooongiorno! Come va?

Ovviamente, dopo la recensione dell’Eroe Perduto, non potevo non continuare con la recensione del secondo capitolo degli Eroi dell’Olimpo, Il figlio di Nettuno. Chiaramente consiglio la lettura di questa recensione a chi ha già letto il primo libro, o si ritroverà in un mare di spoiler (scusate la battuta involontaria).
Partiamo subito dalla trama!

Cosa fareste se un giorno vi svegliaste e della vostra vita non ricordaste assolutamente nulla, eccetto il volto e il nome di una ragazza? E se una gigantesca lupa vi dicesse di affrontare dei mostri per essere al sicuro? E due gorgoni vi rincorressero cercando di uccidervi con dei salsicciotti al formaggio? E in più una vecchia dea vestita da hippie vi chiedesse di trasportarla dall’altra parte di un fiume magico? E se… be’, insomma, avete capito. È in queste disagiatissime condizioni che ritroviamo il nostro amato Percy Jackson.

Con la memoria cancellata eccetto per il nome di Annabeth (e qui gli occhi a cuoricino cominciano già a sbucare), Percy si ritroverà in un luogo assurdo: un campo di addestramento per semidei. Ma non è il Campo Mezzosangue.
L’atmosfera è diversa, più disciplinata, più dura. Il simbolo di un’aquila domina tutto, insieme alla scritta SPQR. I semidei indossano delle magliette viola.
Siamo al Campo Giove, sede della Dodicesima Legione Fulminata, e tutti, dall’ultimo dei legionari in probatio al primo centurione, senza contare tutta la fotumblr_mpxlf7Pt7N1qg1e00o3_1280lla di fantasmi – i Lari – che popola le tende, pensano che Percy sia un nemico.
Ma qualcuno disposto ad accoglierlo abbastanza volentieri c’è: si tratta di Hazel Levesque e Frank Zhang, due semplici legionari della Quinta Coorte (cioè la Coorte meno rispettata di tutto il Campo), rispettivamente figlia di Plutone e figlio di… be’, non lo sa. Gli hanno detto di essere un semidio, ma goffo com’è non ne è tanto convinto.
Anche il pretore Reyna, più che spaventata, sembra incuriosita da quel figlio del dio del mare sbucato improvvisamente a San Francisco.

Quando l’augure Ottaviano annuncia un’impresa, spetterà alle ultime due ruote del carro e al nuovo arrivato mettersi in cammino verso l’Alaska, terra oltre gli dei, per recuperare le insegne perdute dalla Legione anni prima e sconfiggere il gigante Polibote, che sta programmando il risveglio di un’antica divinità.

Riassumere la trama di questo libro non è facile, per niente.
Quando ho letto il titolo, ero super felice del ritorno di Percy – andiamo, chi altri poteva essere “il figlio di Nettuno”? – ma dopo aver letto il libro lo sono ancora di più.
Questo secondo capitolo della saga è stato davvero bello.

Innanzitutto ci ha portati all’interno di un altro mondo, quello romano, completamente diverso dal più “chiassoso” mondo greco. I parallelismi sono tanti, ma i due Campi sono diversissimi tra loro, e ho apprezzato il fatto che siano così diversi (anche se alla fine mi hanno fatto amare ancora di più il caro vecchio Campo Mezzosangue).

Seconda cosa, abbiamo trovato due compagni di viaggio davvero speciali: Hazel e Frank si fanno amare fin da subito, ovviamente basta un attimo a far partire la ship (ma quello dipende dalla vostra sanità mentale) ed entrambi si rivelano pieni di risorse e con poteri straordinari, oltre che con storie personali molto intriganti.

Come nel primo libro, i vari capitoli sono raccontati dai punti di vista dei vari personaggi, e devo dire che è un ottimo modo per scoprire le storie dei personaggi stessi senza stare ad aspettare che le raccontino a qualcuno (anche perché altrimenti bisognerebbe aspettare molto, molto tempo).

Ma poi… vogliamo parlare del “cameo” di Nico Di Angelo? Tutti quanti ci stavamo chiedendo che fine avesse fatto il nostro figlio di Ade preferito… ebbene, eccolo qui. Ma non vi sarà simpatico, proprio no. Cioè, dipende da voi.

Insomma, per chiudere questa recensione che si sta facendo seriamente troppo lunga: come seguito, è perfetto. C’è l’avventura, l’azione, l’amore, l’umorismo (in dosi minori, ma Frank e Hazel hanno un background tale per cui è comprensibile che non abbiano tutta questa voglia di scherzare) e il mistero alla Riordan: una lettura piacevole, scorrevole, avvincente, alla fine della quale non vorrete fare altro che correre a leggere il volume successivo.

Alla prossima recensione!

Lascia un commento